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INTERVISTA PAOLO TORLONIA

Paolo Torlonia e Zinny

La crescita di un binomio tutto italiano

Susanna Cottica e Verdiana Diaris

Paolo Torlonia è nato il 14 febbraio 1997 a Roma e si è trasferito in Inghilterra nel 2016.

Completista internazionale, la sua carriera è sempre stata in crescendo, dai brillanti risultati nelle competizioni pony, junior e young rider, fino a diventare uno dei pilastri, nonostante la sua giovane età, del completo azzurro con due partecipazioni ai Campionati Europei, nel 2021 ad Avenches con Bambino de L’Ilatte e nel 2025 a Blenheim dove ha fatto il suo debutto nel team senior con la sua fidatissima Zinny, Sella Italiano di solo nove anni, nata nell’allevamento di famiglia e cresciuta con lui sin dagli esordi nello sport.

Raccontaci di te: quando, come, perché e dove hai iniziato…?


Sebbene sia nato in una famiglia di tradizione equestre, da piccolo non avevo una grande passione, preferivo i video giochi e l’idea di montare i pony non mi ispirava, avevo anche un po’ paura. Verso i dieci anni ho iniziato ad avvicinarmi all’equitazione soprattutto grazie a mia zia Argenta Campello e a Evelina Bertoli.

Ho iniziato le competizioni con i pony andando in crescendo fino a fare due campionati europei, sempre sotto la guida di zia Argenta. Passato ai cavalli sono andato a montare con Federico Roman con cui sono rimasto per cinque anni. È stata un’esperienza molto importante nella mia formazione, ho imparato molto da Federico, sono cresciuto come atleta e come persona, è stata un’ottima preparazione prima di trasferirmi in Inghilterra. Quando ero a Roma ho avuto la fortuna di avere intorno a me influenze molto positive, come Pietro Roman, che hanno fatto crescere in me una forte passione, una passione già radicata nei miei genitori Cintia Campello e Leopoldo Torlonia. L’Inghilterra è sempre stata un po’ il mio sogno, non dovrei dirlo ma al liceo guardavo i video dei completi in Inghilterra, mi affascinava il livello dei cavalli, dei cavalieri e delle competizioni. Così a 19 anni mi sono trasferito e ho fatto l’università a Cirencester. Dopo l’università ho deciso di fare lo sport in maniera professionale e sono andato a lavorare conTom McEwen per quattro anni, periodo che è stato per me come prendere una laurea. Sono stati anni molto formativi, non solo da un punto di vista tecnico ma anche come gestione dei cavalli, della scuderia, il rapporto con i proprietari, come creare una carriera nell’ambiente del nostro sport. Era il periodo del covid ed è stata un po’ la mia fortuna perché Tom era sempre a casa.

Montavo due cavalli miei e alcuni cavalli suoi.
Mi ha insegnato la professione, mi ha trasmesso la cultura dei grandi cavalieri, una cultura differente da quella che abbiamo in Italia, non per questo migliore o peggiore, ma molto più vasta e con diversi e più ampi orizzonti.

Quali sono le qualità che deve avere un cavaliere di completo?

Tanto cuore e tanta passione, ma anche tenacia, resilienza, tanta voglia di lavorare senza paura di sbagliare. Si possono avere i migliori tecnici ma poi la responsabilità è di ognuno di noi, noi siamo responsabili di noi stessi, dobbiamo essere in grado di fare le nostre scelte, alcune vanno bene, altre meno bene. Si impara dai propri errori. Sono tantissime le qualità, ogni cavaliere è diverso. Anche questa è una lezione che ho dovuto imparare. Non dobbiamo creare degli idoli, bisogna raggiungere la consapevolezza di se stessi.

Raccontaci dell’esperienza degli Europei di Blenheim, il tuo esordi nel team senior

è stata un’esperienza bellissima, dal primo giorno c’è stata un’atmosfera super piacevole, una forte energia nel sostenerci l’un l’altro. E’ stato molto bello, lo spirito di squadra ci spinge a fare sempre meglio. Siamo tanti italiani in Inghilterra, con Vittoria Panizzon e Giovanni Ugolotti ci vediamo spesso e ci confrontiamo e sosteniamo a vicenda. Ho fatto tanti campionati italiani ed europei young rider con Pietro Maiolino e siamo legati da tanto tempo.

FEI World Championship Eventing 2022 of Rocca di Papa – Italy – Price_McClaren_VivaroWEC2022_SS7_1751.jpg Rocca di Papa, Pratoni del Vivaro – 18 September 2022 Ph. Stefano Secchi/imageSS

Sei contento del tuo risultato? La prova di cross con la tua Zinny è stata impeccabile.


Zinny è nata ed è stata allevata in casa, nell’allevamento che fa parte dell’Azienda Agricola di famiglia Castel Lombardo. La prima volta che l’ho portata a saltare in campagna aveva quattro anni; sembrava che avesse sempre saltato, era naturale, leggera, disinvolta, semplice; faceva impressione. E’ cresciuta con me. Per questo campionato mi sono concentrato più su quello che dovevo fare per portare la cavalla alla competizione al meglio, non pensavo al risultato finale. La cavalla si è dimostrata super matura, ha fatto una buona prova di dressage senza errori gravi nonostante i suoi nove anni. La prova di cross era molto intensa, un bel giro, del resto era prevedibile in un europeo in Inghilterra. C’era molto da fare nella parte centrale del giro, tanti sforzi uno dopo l’altro senza un salto di riposo, poi si allentava un po’ nella parte finale. Ognuno doveva essere bravo a capire bene come era il proprio cavallo dopo otto minuti di un giro così intenso. Io ho sempre avuto talmente tanta sicurezza nella mia cavalla che ero abbastanza sereno però non aveva mai affrontato un campionato così.
E’ stata fantastica era rilassata non era in tensione. Ho avuto l’ordine di scuderia di fare due alternative che mi hanno fatto prendere penalità sul tempo, ma ha fatto molto bene la parte più intensa e poi ha finito bene.

Zinny è venuta da me in Inghilterra a quattro anni. L’ho cresciuta io, inoi due ci conosciamo benissimo. Del resto, il completo è un test di fiducia tra il cavallo e il cavaliere. La sicurezza che si ha in una gara importante con un cavallo che si conosce dall’inizio, che è cresciuto con te, è l’essenza della nostra disciplina. Nel completo più che in ogni altra disciplina il fulcro di tutto è il binomio che fiorisce.

Zinny è una cavalla nata e cresciuta in Italia, è un ottimo traguardo per il nostro allevamento e anche un ottimo debutto per un binomio giovane. Nell’allevamento di casa proviamo a produrre soggetti interessanti che poi portiamo in Inghilterra; qualcuno resta, qualcuno lo vendiamo per mantenere in equilibrio l’attività. Tutto è nato grazie a Pucci Rossi di Medelana, grande amico dei miei genitori, che ci ha concesso di prendere le redini dell’Allevamento del Terriccio che era di sua proprietà. La madre di Zinny, Ficosa del Terriccio, la montava un po’ mio padre in concorso e l’ho montata un po’ anch’io. Allevare è un’impresa interessante, qualche volta nascono dei cavalli ottimi, diciamo che è un po’ un terno al lotto.
Più vado avanti e più mi rendo conto che è molto difficile quando un cavallo ha tre o quattro anni affermare che farà determinate gare.
Soprattutto nel completo dove è essenzialmente la partnership che crea l’opportunità di crescita e affermazione. Oggi l’allevamento italiano è affermato ed ha acquisito una maggiore popolarità anche all’estero. I cavalli italiani stanno girando nel completo internazionale.

Come vedi la disciplina del completo per come è strutturata oggi?

Io sono ancora giovane e devo imparare ancora tante cose. La mia opinione è che per la direzione che ha preso la nostra disciplina la tipologia del cavallo da portare in un campionato o in un’olimpiade è diversa dalla tipologia di un cavallo per competere nei 5*.

In un campionato o alle olimpiadi l’obiettivo è avere il meglio dello sport ma cercando di fare gareggiare tutti. Si cerca di avere la prima e la terza prova più difficili; infatti il dressage è molto articolato e il salto ostacoli è su due percorsi invece che su uno, inoltre si facilita la prova di cross per renderlo più sicuro per tutti. In verità, Il sacro Graal del completo, però, restano i 5*, come Badminton e Burghley, una tradizione che va salvaguardata. Anni fa in cross il cavallo doveva essere coraggioso, svelto e se avesse toccato un angolo o l’entrata di un tombarello non sarebbe successo niente…
Adesso nel cross si mette in prima linea la sicurezza, giustamente, per tutelare i binomi ma, allo stesso tempo, si richiede ai cavalli dopo otto minuti di cross di stare attenti come se affrontassero una doppia gabbia in concorso…

Fitness dei cavalli e dei cavalieri. Pensi che sia importante allo stesso modo?

Si certo penso di si. Oggi lo sport sta diventando sempre più competitivo e anche la forma fisica e il peso del cavaliere contano tantissimo. Così come c’è differenza tra fare un cross lungo e uno corto. Io mi alleno in palestra per la preparazione mentale forse ancora più che fisica.
Oggi sono tanti i cavalieri che sentono l’esigenza
di una preparazione accurata.

Quali sono i tuoi progetti?


Sono molto fortunato ad avere una scuderia con cavalli molto interessanti. Ho un otto anni, che si chiama Aerobico del Terriccio, che credo sia molto speciale e alcuni cavalli di quattro e cinque anni che stanno crescendo bene.
Mi piacerebbe molto arrivare a partecipare a un’olimpiade e poter dare il meglio per la mia nazione; vorrei anche partecipare a Badminton e Burghley che sono l’obiettivo per cui lavoriamo tutti i giorni. Per me un desiderio grande, però, è anche quello di fare funzionare bene la mia attività, rendere tutto sostenibile senza dover vendere dei cavalli per stare in equilibrio, soprattutto quelli che mi piacerebbe tenere. Mi ritengo comunque molto fortunato a fare ciò che faccio ogni giorno. In Inghilterra sto bene, ho un buon team di supporto, un buon team di trainer, un bel gruppo di amici con cui condivido moltissimo.
Sono molto felice e grato di poter fare ciò che amo ogni giorno. Per me questo è un valore molto importante e ci tengo molto ad averlo sempre presente. In questo sport si va su e giù continuamente, momenti in cui va tutto bene e altri in cui va tutto storto ma alla fine è la passione che conta, è la quotidianità di fare crescere i cavalli giovani, di migliorare sempre.
Questo per me è speciale… Poi il resto si vedrà!

Photo Credits Stefano Secchi