A casa di Michael Jung, ai margini della Foresta Nera, si respira ovunque aria di cavalli. E lì si capisce perché lui è il grande ‘Michi’e come è diventato un campione
Michael Jung non ha ancora quarant’anni ed è uno dei più grandi campioni di tutti i tempi, non solo per avere vinto nel completo tutto quello che è possibile vincere, ma per saper montare con la stessa maestria nel salto ostacoli e nel dressage ai più alti livelli. Michael Jung è l’uomo di cavalli per eccellenza, vederlo montare a cavallo lascia davvero di stucco per la semplicità, la naturalezza, la magica armonia che manifesta unendosi al movimento dei suoi cavalli.
Sembra che ‘non faccia nulla’ eppure, come lui stesso afferma, non è così: Jung è sempre alla ricerca del miglioramento, della massima precisione, dell’accuratezza di ogni minimo dettaglio. Autorevole ed esigente nei confronti di se stesso, è lieve nell’assetto e nelle azioni ma esigente con i suoi cavalli che lavorano con lui sereni, calmi, attenti, disponibili e soprattutto complici. Quella complicità indispensabile per affrontare le imprese agonistiche a cui sono chiamati.
La giornata di lavoro
È lo stesso Michael Jung a raccontarci la sua giornata di lavoro, i principi su cui crea giorno dopo giorno i suoi campioni sotto l’occhio vigile di papà Joachim e mamma Brigitte. «Il mio lavoro quotidiano di preparazione per le competizioni si differenzia a seconda del cavallo, ma mi piace che i cavalli lavorino molto e lascino i loro box il più spesso possibile», dice. «Abbiamo molte persone che aiutano in scuderia, escono con i cavalli a passeggiare e li allenano, perciò spesso i cavalli vengono montati due volte al giorno. E facciamo tante cose diverse. Voglio che lavorino su diversi tipi di terreno, nel bosco, un po’ su superfici rocciose, terreni irregolari, su e giù per le colline. Penso che questo sia molto importante per i cavalli, per il loro corpo, il loro equilibrio, le loro gambe. Sono convinto che nel completo i cavalli debbano avere programmi di lavoro ben bilanciati, perché si passa dal dressage al salto al cross-country».
Primo: barriere a terra
«Per quanto riguarda il salto, generalmente non faccio molto lavoro di ginnastica. Lavoro con le barriere a terra, ad esempio, specialmente con le persone a cui insegno, fino a che non raggiungono il feeling necessario per essere in grado di allungare o accorciare le falcate, aggiungendo o togliendo un tempo tra due barriere a terra distanziate…. CONTINUA A LEGGERE