Al di là delle qualità sportive e agonistiche, cosa c’è dietro le quinte di un campione?
chi è IL CAVALIERE secondo
Kevin Staut
La continua ricerca della tecnica è la condizione per l’ottenimento della buona performance. Questa ricerca implica un lavoro rigoroso e costante della ripetizione del gesto sportivo fino alla padronanza assoluta del movimento. Non dobbiamo mai dimenticare che in equitazione le prodezze dell’atleta cavallo si combinano con quelle dell’atleta cavaliere. Se il corpo del cavallo deve essere correttamente preparato, il cavaliere deve a sua volta curare la propria posizione e andare alla ricerca della connessione, cioè la capacità di comunicare con il proprio cavallo. Solo la fusione di cavallo e cavaliere consente di arrivare alla vittoria. La precisione degli aiuti, la correttezza della posizione in sella, la conoscenza del proprio cavallo, ma anche la fiducia, l’esperienza, la capacità di ‘sentire’, la pazienza, l’osservazione… sono tutti elementi che permettono di stabilire una connessione ottimale per il raggiungimento della PERFORMANCE… Così scrive Kevin Staut nell’introduzione al suo libro ‘Ma méthode pour gagner’ (ed. Lavauzelle), nel quale il fuoriclasse francese ‘si racconta’, scrivendo in prima persona, spiegando non solo i fondamenti della sua equitazione e le esperienze che lo hanno portato dove è oggi ma anche i principi che regolano la vita di un campione.
Dal suo libro abbiamo estratto alcuni brani che riguardano il significato più profondo dell’essere cavaliere.
L’UOMO DI CAVALI
Essere un uomo di cavalli prima ancora di essere un cavaliere è il mio credo. Io sono per un approccio d’insieme all’equitazione che non si riassume quindi solo nella tecnica ma si fonda sulla relazione con i miei cavalli; grazie a un bel rapporto con i cavalli posso ottimizzare le performance. Se si fidano di me, se stanno bene con me sono generosi, collaborativi e combattivi in gara.
Il cavallo diventa quindi un modo di vivere.
La mia casa è adiacente alla scuderia, io voglio essere sempre in contatto con i miei cavalli. In scuderia, in sella, a casa, in competizione… io trascorro un numero infinito di ore con i miei cavalli. Sono miei compagni di vita.
In uno sport che diventa sempre più esigente,
l’uomo e il cavallo devono essere un tutt’uno.
Per giungere i miei principi e la gestione a questa armonia, per creare questo legame necessario alla riuscita, l’amore per il cavallo si rivela indispensabile. Il cavaliere che ama i cavalli e passa tanto tempo con loro con il passare degli anni e l’aumentare dell’esperienza diventa un uomo di cavalli.
L’uomo di cavalli è colui che non si accontenta di montare, di praticare l’equitazione, di passare ore e ore in sella per regolare le falcate o fare esercizi di salto, è invece colui che dedica il tempo al suo cavallo da terra, che si prende cura di lui, che lo osserva per verificare il suo stato di forma, per meglio comprendere la sua personalità e per stabilire una relazione con lui. Per essere un uomo di cavalli occorre avere anche una profonda cultura equestre.
Durante il periodo di formazione, per acquisire i requisiti di cavaliere e superare gli esami federali, il cavaliere deve approfondire la sua conoscenza del cavallo sotto tutti i suoi aspetti; deve conoscere le sue esigenze quotidiane, alimentari, riconoscere i sintomi delle malattie, capire di cosa ha bisogno, conoscere i meccanismi del suo movimento e così via tutti gli altri aspetti… aspetti basilari che poi negli anni dovrà approfondire.
Lo studio dell’etologia inoltre ci consente di conoscere quali sono i principi che regolano la sua vita in natura, conoscere il suo comportamento e il suo modo di comunicare e di apprendere, di capire i suoi bisogni primari, cosa dobbiamo fare per farlo stare bene. Grazie all’etologia siamo in grado di capire cosa è realmente il benessere del cavallo sotto tutti gli aspetti e fare in modo di garantirglielo. Un altro aspetto fondamentale è quello di essere un buon atleta. È necessario avere cura del proprio corpo non solo per evitare il rischio di problemi di salute e assicurarsi quindi il più possibile una carriera sportiva longeva ma anche per essere più performanti in sella.
LA PREPARAZIONE FISICA
Anche se l’equitazione è uno sport abbastanza completo sono fondamentalmente sempre gli stessi muscoli e le stesse articolazioni a essere sollecitati. Inoltre, per chi lo fa di professione e arriva a montare sette o otto cavalli al giorno si creano sollecitazioni e squilibri fisici che vanno risolti. Certi muscoli lavorano troppo, altri per nulla. Ecco perché è necessario avere un allenamento fisico completo per mantenere la buona forma fisica e il corpo in salute. Il nuoto, il jogging, la bicicletta sono per esempio tre discipline universali che tutti possono praticare, ognuno quindi scelga quella che preferisce! Alla pratica di uno sport complementare bisogna però sempre fare attenzione al riscaldamento e allo stretching finale.
Dobbiamo ragionare con noi stessi come ragioniamo ogni giorno per i nostri cavalli: conoscere i punti forti e quelli deboli, porre attenzione ai dettagli e impegnarci ogni giorno seguendo un programma e una progressione prestabiliti. Il cavaliere non deve essere un peso morto in sella ma deve sostenersi ed essere tonico; grazie alla tonicità dei muscoli addominali e alla scioltezza del corpo è possibile assecondare il movimento del cavallo, resistere, cedere, passare dalla posizione seduta all’assetto leggero e viceversa e ammortizzare con le articolazioni sciolte tutte le sollecitazioni, particolarmente intense nel salto ostacoli. Essere quindi in pieno possesso dei propri mezzi fisici, con la muscolatura addominale e dorsale tonica, eliminando i dolori o le debolezze, ci rende capaci di utilizzare al meglio il nostro corpo per trasmettere ai cavalli le indicazioni. Inoltre, possiamo essere di aiuto ai cavalli durante gli sforzi, diventiamo più precisi, delicati e leggeri. Ma attenzione, la preparazione fisica è un lavoro rigoroso e quotidiano!
LA PREPARAZIONE MENTALE
Sia per gli amatori sia per i professionisti, la competizione necessita una grande capacità di concentrazione. Alla partenza per il percorso ogni cavaliere deve raccogliere tutte le sue forze e il suo spirito per affrontare meno di un minuto di gara; deve essere lucido e reattivo per un tempo brevissimo. Personalmente, al termine di una giornata di concorso sono aperto e molto ricettivo nei confronti dell’ambiente che mi circonda.
Al contrario, invece, sono concentratissimo nel tempo che precede la gara, sto il più possibile in scuderia con i miei cavalli. Questa capacità di passare da uno stato di rilassamento totale a uno di assoluta concentrazione necessita di un certo allenamento. È qui che entra in gioco la preparazione mentale che aiuta il cavaliere a dare il meglio di sé sul campo, a resistere alla pressione, a restare calmo e concentrato sull’obiettivo.
Ci sono vari sistemi per ottenere questa concentrazione. Uno dei più importanti è la respirazione. Il rilassamento del corpo passa attraverso il controllo della respirazione. La preparazione mentale consiste quindi in una serie di esercizi che portano al rilassamento e alla concentrazione; ma non si tratta solo di questo, è un modo per dare un senso alla competizione. Il lavoro di preparazione mentale è strettamente personale. È importante condurre una vita sana d per me significa essere felice e sentirmi bene. È tutta una questione di equilibrio
Ogni mattina mi alzo per iniziare la nuova giornata e la prima cosa che mi si presenta davanti agli occhi sono i miei cavalli, ciò che amo di più al mondo. I cavalli mi incoraggiano a essere esigente nei confronti di me stesso, sono loro che mi spingono a essere migliore.
Tratto da ‘Ma méthode pour gagner’ di Kevin Staut