È un punto di riferimento nel salto ostacoli mondiale. Rolf-Göran Bengtsson è uomo e cavaliere saggio e sensibile, agonista eccellente con una forte personalità e un particolare carisma che lo rendono uno dei cavalieri e uomini di cavalli più apprezzati nel panorama equestre. Il grande campione svedese rientra in squadra nei massimi eventi tornando ad aggiungere ulteriore valore a una delle nazioni più forti al mondo: la Svezia.
Lo abbiamo incontrato a Riesenbeck in occasione dei Campionati Europei. Le sue riflessioni sullo sport attuale sono uno spunto prezioso e aiutano a capire come e perché si diventa campioni e lo si resta per sempre. Il fondamento è la corretta gestione dei cavalli, l’evoluzione lenta di un programma lungimirante che tiene conto delle loro esigenze. Alla fine il ‘segreto’ è tutto lì…
Dopo il bronzo a squadre di Herning 2013 con Casall ASK, Bengtsson è tornato in un Campionato Europeo a Riesenbeck con Ermindo W con cui ha anche partecipato alla recente Finale di Coppa delle Nazioni a Barcellona. Nel 2021 ha saltato nei 5* di Rotterdam, Stoccolma e San Gallo tornando quindi nel grande sport e nel frattempo continuando a crescere i giovani cavalli:
«Mi ci è voluto un po’ di tempo per rientrare; dopo Casall ho avuto Clarimo e Unita su cui contare – spiega Bengtsson – e successivamente Oak Grove’s Carlyle e Crunch, poi un cavallo è stato trasferito altrove e un altro si è infortunato ed è stato ritirato dalle competizioni. Del mio successivo gruppo di cavalli faceva parte Ermindo W che era ancora molto lontano dall’essere competitivo nel grande sport e avevo bisogno di un po’ di tempo per portarlo avanti. Quindi sono stato fuori dai giochi per un bel po’ di tempo e questo rende ancora più piacevole il mio ritorno. Penso che Ermindo stia pian piano diventando pronto per il grande sport. È in grado di farlo e ma certamente abbiamo bisogno di un po’ più di esperienza ai più alti livelli, anche se siamo sulla strada giusta, quindi è bello essere qui».
Tokyo 2020, spunti di riflessione
Ci siamo appena lasciati alle spalle i Giochi Olimpici di Tokyo che si sono svolti con il nuovo format: squadre composte da tre cavalieri e la competizione individuale prima di quella a squadre. Un format che ha ‘destabilizzato’ causando non poche discussioni e che è al centro di dibattiti e proposte tra istituzioni e atleti per trovare la giusta soluzione. A prescindere da format e quant’altro, la Svezia ha riconfermato la sua eccellenza vincendo l’oro a squadre e l’argento individuale. Abbiamo chiesto a Bengtsson la sua opinione al riguardo:
«Anche con la vecchia formula emergevano alcuni aspetti positivi ma anche quelli negativi; ritengo che sia più equo basarsi sui risultati. Può succedere che un cavaliere come Henrik von Eckermann faccia sempre netto ma alla fine non ottenga una medaglia. Penso che il format utilizzato alle Olimpiadi sarà ampiamente discusso, ci sono molte opinioni al riguardo, è qualcosa di nuovo e strano per tutti. Riguardo il benessere dei cavalli, con il vecchio format se qualcosa va storto in percorso si può pensare ‘ok ho fatto un giro davvero brutto’ e ci si può ritirare lasciando al quarto cavaliere la possibilità di dare una chance alla squadra e non si sentirebbe il bisogno di forzare il proprio cavallo a finire il percorso a tutti i costi per non eliminare l’intera squadra. In questo senso il nuovo format è molto rischioso. Ci saranno molte discussioni al riguardo, si valuterà l’intero format e si vedrà se c’è qualcosa che si può fare meglio. Le cose nuove devono essere testate, naturalmente, e si deve trovare la giusta via di mezzo. Questo è quello che spero. Due manche contano di più di uno solo giro e con il nuovo format se sei sfortunato nel primo giro sei sicuramente fuori, mentre normalmente se capita un errore è possibile fare netto nel secondo giro e con un netto e 4 quattro penalità si può essere ancora competitivi».
Il benessere del cavallo prima di tutto
In generale, la Svezia è sempre ai vertici, non solo per quanto riguarda gli aspetti tecnici ma anche nella gestione dei cavalli, perché il benessere e la buona vita dei cavalli sono il primo obiettivo nel modo di vivere questo sport da parte dei cavalieri:
«Penso che sia molto importante – ha commentato Bengtsson – Quando un cavallo ama il suo lavoro e dà il meglio si sè per il suo cavaliere, bisogna mantenerlo felice, non approfittarne! Il rischio è quello di fare troppi concorsi, perché è difficile avere abbastanza cavalli per essere ovunque, montare nelle gare grosse ed essere sempre competitivi. È difficile rimanere nelle posizioni alte del ranking e sono molte le ragioni che inducono a pensare ‘devi andare’, ‘devi andare’, ‘devi andare’… Se si riesce a risparmiare i cavalli è possibile dare luna carriera più lunga e una buona vita. Stanno con noi più a lungo e, se si ha un cavallo davvero buono, naturalmente lo si vuole tenere il più a lungo possibile perché sappiamo tutti quanto sia difficile trovare buoni cavalli. Ognuno però ha la propria mentalità e ragiona in modo differente riguardo a fino a dove è disposto ad arrivare pur di competere, qualcuno preferisce pensare ‘rischierò il tutto e per tutto e accorcerò la carriera del mio cavallo’. Ritengo sia una buona cosa che le persone vedano come i buoni cavalieri riescono a stare ai vertici con i cavalli che hanno da tanto tempo e che sanno gestire molto bene. Penso che la priorità sia prendersi cura dei nostri cavalli nel miglior modo possibile».
Articolo di Susanna Cottica