Silvia Torresani, veterinaria, racconta il suo lavoro con i cavalli del team svedese
La Svezia è indubbiamente oggi la nazione più forte al mondo per il salto ostacoli.
Una nazione esemplare non solo per la crescita sportiva e i risultati ottenuti nei massimi eventi ma per la straordinaria gestione dei cavalli unita a progressione e programmazione molto scrupolose.
Le molteplici vittorie e la longevità della carriera dei cavalli sono il risultato non solo delle qualità personali di cavalli e cavalieri ma di un magistrale lavoro di team che opera in sinergia per assicurare ai cavalli la migliore forma fisica e mentale.
Un team di professionisti di eccellenza. Di questo team fa parte Silvia Torresani. Originaria di Riva del Garda, Silvia risiede da anni a Colloredo di Monte Albano, in provincia di Udine, dove gestisce, insieme al marito, il dott. Massimo da Re, l’azienda agricola Bellavista, allevando e addestrando cavalli. Laureatasi a Bologna in medicina veterinaria, Silvia ha poi percorso una serie di studi all’estero che l’hanno portata a integrare la sua formazione e diventare veterinaria di medicina integrata. Chiropratica, agopuntura, fisioterapia e metodo del TTouch sono le ‘specialità’ che completano quindi la sua formazione veterinaria.
La formazione unita a doti personali di sensibilità ed empatia con i cavalli le hanno aperto la strada.
Essendo la figura del veterinario di medicina integrata molto apprezzata all’estero, Silvia ha iniziato la sua attività lavorando principalmente in Europa, in particolare nei paesi scandinavi. Tra i suoi clienti c’era Henrik Ankarcrona, capo equipe della Svezia, ed è stato proprio lui il tramite tra Silvia e la squadra svedese.
«Il mio primo concorso con la squadra svedese è stata la finale di Coppa del Mondo a Gothenburg nel 2019, dove mi hanno presentata e ho iniziato a conoscere i cavalieri – racconta Silvia – Il primo appuntamento ufficiale con la squadra è stato però a Roma dove abbiamo vinto la Coppa delle Nazioni, alla quale poi sono seguite le vittorie di Falsterbo, Hickstead e Aachen».
Da lì in poi Silvia è entrata a pieno titolo a fare parte del team svedese occupandosi del
benessere fisico e mentale dei cavalli. Abbiamo chiesto a Silvia Torresani come è la gestione dei cavalli facendo riferimento anche all’esperienza delle Olimpiadi di Tokyo dove i cavalli hanno dimostrato una condizione atletica davvero inarrivabile.
La cura dei dettagli
«La prima cosa che curano è la programmazione – spiega Silvia – Sono tutti cavalieri con molta esperienza, Peder Fredricson ha anche montato in completo. Quindi conoscono bene i loro cavalli e sanno cosa fare per arrivare in forma a un appuntamento importante.
Considerando la qualità e la condizione dei cavalli, si sapeva già da un po’ che probabilmente sarebbero stati loro tre la squadra di punta per Tokyo e quindi, già da fine 2020 e inizio 2021, tutti e i tre cavalieri hanno lavorato in funzione di quell’appuntamento. Quindi hanno programmato esattamente quello che era giusto fare per i loro cavalli, quanto saltare o non saltare e devo dire che sono arrivati perfettamente all’appuntamento. Quello che ha saltato meno di tutti è stato All In, del resto non ne ha bisogno. Peder e All In ormai si conoscono in modo impeccabile, Peder conosce qualsiasi cosa del cavallo. Io ho passato quasi venti giorni con questi cavalli, a partire dalla quarantena in Germania fino alla trasferta olimpica, e ho avuto modo di conoscerli a fondo per arrivare a Tokyo con i cavalli già al meglio della forma dal mio punto di vista. Aiutarli prima del volo e appena arrivati a Tokyo è stato fondamentale, per poter poi lavorare insieme ai cavalieri sui dettagli. Ogni volta che montavano mi dicevano le loro sensazioni e io, di conseguenza, cercavo di impostare un programma di trattamento specifico per ogni cavallo. Man mano che conosco i cavalli imparo a capire le loro esigenze, qualcuno va trattato più vicino alla gara, un altro va aiutato di più dopo la gara».
Vita da cavalli
Come vengono gestiti a casa i cavalli tanto impegnati in gara? «Vengono trattati da cavalli – risponde Silvia – Peder è via tutte le settimane quindi è a casa raramente. I cavalli sono affidati a groom molto brave che li montano anche; tutti i cavalli stanno al paddock il più possibile anche con altri cavalli. All In sta sempre con un altro cavallo, sono molto amici.
Anche King Edward e Indiana, i cavalli di Henrick von Eckermann e Malin Baryard, fanno la stessa vita, stanno sempre in paddock, fanno i cavalli. Inoltre lavorano il più possibile fuori. Peder, per esempio, ha fatto una pista nel bosco, con discese e salite, dove i cavalli fanno condizione. Quindi fanno una preparazione non solo in campo ma, come dovrebbe essere fatto, alternando il lavoro, andando molto in passeggiata, perché in questo modo non si allena solo il fisico ma si tiene fresca la mente e, non ultimo, allenano anche la coordinazione.
Purtroppo sono ancora in troppi a pensare che in paddock i cavalli si facciano male, ma questo accade quando non sono abituati ad andarci. Si fanno male quando escono al paddock una volta tanto. Comunque anche solo mezz’ora al giorno al paddock è sicuramente meglio che niente. Quando un cavallo è abituato a stare fuori, può farsi male come può capitare in box. L’incidente può succedere in scuderia o da qualsiasi parte».
Come li faccio stare bene
«Io mi occupo di medicina integrata – spiega Silvia – quindi integro la medicina tradizionale con chiropratica, agopuntura, fisioterapia.
Con la squadra il mio lavoro è molto programmato; vedo i cavalli almeno una volta in gara, spostandomi con loro o raggiungendoli nei vari concorsi.
È un lavoro molto dettagliato, mi occupo di rilassare i cavalli e averli pronti fisicamente ma anche mentalmente perché, nel momento in cui sono pronti fisicamente, bisogna preoccuparsi della loro condizione mentale.
A Tokyo trattavo tutti i cavalli dopo la gara, quindi, facendo le gare la sera, stavo in scuderia fino all’una di notte, perché tutti facevano lo stretching, l’agopuntura proprio per rilassarsi e dormire bene, perché non si pensa mai come dormono i cavalli, però anche per loro il riposo è fondamentale per recuperare le energie per il giorno dopo.
Per me è fondamentale conoscere a fondo i cavalli e avere un rapporto con loro; lavoro sempre con i cavalli liberi nel box perché cerco di instaurare un rapporto di reciproca fiducia. Molte volte capita che dopo una gara abbiano hanno una contrattura e magari non si lasciano trattare facilmente, però se si fidano di me mi lasciano fare. E questa per me è una grande prova di fiducia, un grande risultato.
È bello perché veramente i cavalli ti dicono tante cose. Ognuno a modo suo dice come si sente nel fisico e nella mente» conclude Silvia Torresani.
I cavalli vengono prima di tutto trattati ‘da cavalli’. La cosa più importante è la programmazione
Un lavoro molto bello e che da grandi soddisfazioni perché consente di entrare in comunicazione con i cavalli. Certo bisogna avere sensibilità e una certa predisposizione oltre che una formazione scientifica.
È sicuramente un tassello fondamentale all’interno di un team che porta i suoi cavalli ai vertici agonistici dedicando loro tutte le attenzioni possibili e trattandoli, essenzialmente, ‘da cavalli’.