La formazione di un cavallo
Come si forma un giovane cavallo dagli esordi ai vertici della carriera
La formazione di un cavallo ai fini di una carriera agonistica stabile e duratura nel tempo passa attraverso una progressione ponderata e mirata alle caratteristiche di ogni singolo cavallo. La giusta progressione, che è il risultato di esperienza, buon senso e sensibilità del cavaliere, consente non solo la stabilità ma anche la longevità della carriera di un cavallo che, quando ben gestito e salvo naturalmente gli ‘imprevisti del mestiere’, può protrarsi fino all’età della pensione. Questo vale per ogni disciplina equestre.
Il concorso completo è la disciplina più rappresentativa al riguardo perché racchiude le tre specialità: Dressage, Salto Ostacoli, Cross-Country. Il cavaliere completista che si dedica alla formazione oltre che all’agonismo impiega anni di lavoro e dedizione per portare i suoi cavalli dagli esordi ai vertici della carriera.
L’australiano Kevin McNab è uno degli esempi più significativi nel panorama internazionale. McNab unisce alle sue qualità di uomo di cavalli, l’esperienza del lavoro quotidiano che si realizza nella crescita sportiva e nei risultati agonistici dei suoi cavalli.
Kevin McNab è argento olimpico a squadre a Tokyo con Scuderia 1918 Don Quidam. Inoltre, MacNab ha condotto egregiamente, passo dopo passo, Cute Girl alla vittoria del Campionato del Mondo di Completo dei 7 anni a Le Lion d’Angers 2021. Oggi è al 5° posto del FEI Eventing Ranking. Australiano di origine ma residente in Gran Bretagna Kevin conduce, con la moglie Emma, la sua scuderia (Coneycroft Farm, Guildford, England).
KEVIN MCNAB Racconta…
A mio parere l’ideale è che il cavaliere inizi il lavoro con il cavallo già dai 3-4 anni, perché ritengo sia molto importante che tutto avvenga in modo metodico e progressivo.
Per un cavallo questo è il modo più facile di migliorare e progredire con calma. Se si inizia con il cavallo a 4 anni, quando si arriva alla sua prima competizione importante avrà 6 anni, quindi, se si arriva a gareggiare a Le Lion d’Angers con un 6 anni e lo si monta da quando ne aveva 4, il lavoro è molto graduale.
Con un cavallo che ha un’età compresa tra i 4 e i 6 anni, si può distribuire il lavoro nel tempo, il che rende più facile per il cavallo diventare più forte sia mentalmente sia fisicamente, inoltre si riesce a dedicare più tempo alle situazioni che lo richiedono. Se si inizia con un cavallo di 6 anni con l’obiettivo di portarlo a Le Lion d’Angers si deve concentrare tanto lavoro in un breve periodo di tempo. Alcuni cavalli possono farcela, non tutti però, e in ogni caso è tutto più difficile per il cavallo sia fisicamente sia mentalmente.
Con calma
La cosa più importante è sviluppare una relazione e un modo di lavorare con ogni cavallo come individuo. Migliore è la comunicazione tra cavallo e cavaliere, migliori sono normalmente i risultati. Quindi, più leggeri siamo con lui, più il lavoro è divertente per entrambi e se gli siamo simpatici farà uno sforzo ancora maggiore per noi. Quindi, che si tratti di dressage, cross country o salto ostacoli, mi piace fare tutto lentamente e sviluppare basi solide a cui fare riferimento quando sorge un problema; in questo modo se serve è molto facile fare un passo indietro e ricostruire. Se invece si saltano dei passaggi lungo la strada, quando c’è un problema e non si ha nulla da cui ripartire, diventa necessario annullare tutto e ricominciare.
Lavorare sulla tecnica e andarci piano
Credo che non ci sia nulla di meglio che lavorare sulla tecnica. Avere un cavallo che sa come usarsi quando salta, significa che se ci si avvicina a un ostacolo non nel modo migliore oppure, come capita qualche volta in cross, si deve un po’ improvvisare, il cavallo ha modo di trovare la giusta risposta. Avere la tecnica mette in sicurezza i cavalli e anche noi. Perciò, a casa lavoriamo molto sugli esercizi, sulle linee, per migliorare gradualmente le falcate e sviluppare la tecnica e la comprensione dei cavalli. Questo lavoro aiuta anche nelle combinazioni: dobbiamo arrivare bene al primo elemento, da lì il cavallo capisce cosa deve fare per affrontare la linea. Se abbiamo lavorato davvero bene, sembra che non facciamo alcun intervento e il cavallo interpreta bene la linea perché lo abbiamo educato su come farlo e come organizzarsi. L’errore è girare verso una linea di ostacoli e avere il cavallo che va in panico perché non trova le risposte.
Penso che lavorare sulle linee e sugli esercizi insegni anche ai cavalli a pensare alle cose lentamente e a guadagnare tempo. In qualsiasi sport, se guardiamo i veri campioni, sembra sempre che abbiano tutto il tempo del mondo. Appare tutto come al rallentatore e ciò che li rende più veloci, più sicuri e più efficienti è prendersi il tempo di trovare una soluzione. Personalmente, preferisco un cavallo che girando verso una combinazione rientra un po’ in modo da poterlo poi sostenere con la gamba per dirgli ‘sì, c’è qualcosa lì che devi interpretare ma io sono con te’ e poi proseguire verso la linea. Questo è molto più facile che avere un cavallo che affronta l’angolo verso la linea, attaccandosi all’imboccatura e correndo per cercare di uscirne nel modo più veloce possibile.
Credo che il cavallo debba prendersi il tempo e rallentare un po’ per poi poterlo aiutare con le gambe quanto serve per dirgli ‘continua ad andare in avanti’ quando è necessario avanzare in una combinazione. Al contrario, quando è necessario aspettare e il cavallo è molto bravo a capire l’ostacolo e rientra, possiamo tranquillamente rimanere seduti con le gambe passive e permettere al cavallo di rientrare e avere il tempo di trovare la soluzione al problema. Penso che questo renda un cavallo davvero veloce in cross e anche veramente sicuro.
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