La questione morale: come è giusto impiegare il cavallo nello sport?
ANGELO TELATIN – PROFESSORE ASSOCIATO DI SCIENZA EQUINA E GESTIONE ALLA DEL AWARE VALLEY UNIVERSITY
Il dr. Angelo Telatin insegna in diversi corsi, che vanno dal comportamento equino all’equitazione e all’addestramento, al Dipartimento di Scienze e Gestione degli Equini della Delaware Valley University (Pennsylvania); ha esplorato a fondo il confronto tra le tecniche di addestramento equino e la psicologia dell’apprendimento.
Le moderne teorie dell’apprendimento del cavallo ci impongono cambiamenti inevitabili per stare al passo con i tempi.
Da anni Angelo Telatin ed io spesso conversiamo su come l’opinione
pubblica stia cambiando e di come aumenti in modo esponenziale la
sensibilità nei confronti degli animali in generale. Molta più attenzione
è dedicata alla loro salute, al concetto di benessere, alla loro tutela
legale nei confronti delle situazioni di maltrattamento, alla conoscenza
e applicazione dei principi che regolano la vita degli animali in natura,
al rispetto in quanto esseri senzienti al pari degli esseri umani.
Oggi
Tutto questo è sfociato nel grande passo avanti compiuto dallo stato italiano verso la tutela degli animali e dell’ambiente quando Il 19 gennaio 2022 la I Commissione della Camera dei deputati ha presentato un progetto di legge costituzionale (A.C. 3156_B) che ha introdotto il nuovo comma 3 all’articolo 9 della Costituzione, al fine di riconoscere tra i principi fondamentali enunciati nella Costituzione quello di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. “La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.
In questo contesto è stato inserito anche un Principio di Tutela degli Animali (compresi quelli destinati alla produzione alimentare) attraverso la previsione di una legge statale che ne disciplini le forme e i modi. Questo ha aperto la strada a un nuovo modo di comprendere il valore degli animali nelle nostre vite, introducendo principi di tutela di uno stato moderno. Questo importante riconoscimento è il risultato di una presa di coscienza generale, che riguarda il mondo intero, e che dispone gli Stati a inglobare animali e ambiente nelle normative costituzionali dando una svolta alle politiche di benessere animale.
Come accade per ogni cambiamento epocale, però, è necessario cercare di mantenere l’obiettività di giudizio attraverso la conoscenza dei fatti. Gli estremismi non portano a soluzioni costruttive ma, spesso, si trasformano in situazioni diffamanti e penalizzano il sistema invece di aiutarlo a crescere. Demonizzare e demolire gli sport equestri non è la strada da seguire. Ciò comporterebbe una serie di conseguenze negative e si ritorcerebbe proprio su di loro, sui cavalli. E’ utopistico pensare oggi che i cavalli possano vivere liberi in branchi galoppando per praterie sconfinate. È possibile però praticare gli sport equestri e tutte le attività che coinvolgono i cavalli, rendendo la loro vita serena, felice, in armonia con la loro natura.
A questo scopo è necessario conoscere a fondo cosa è l’equitazione sportiva e fare in modo che tutte le competenze del settore si uniscano per confluire, una volta per tutte, in un’ Equitazione Consapevole. Non è cosa facciamo con i cavalli, ma come lo facciamo. Questa è la chiave di tutto.
Essere consapevoli
In questo articolo abbiamo cercato di esporre, sommariamente, cosa significa ‘Equitazione Consapevole’; abbiamo cercato di gettare una goccia in un mare per contribuire a dare alla relazione tra il cavallo e l’uomo il valore che ha realmente, un rapporto paritario nel reciproco rispetto, un rapporto destinato a durare per sempre purchè nel rispetto delle regole della natura di entrambe le parti.
Ci sono grandissimi uomini di cavalli che, soprattutto con la nascita della scienza dell’Etologia, ci hanno insegnato e ci insegnano l’horsemanship: la relazione uomo-cavallo. Una parola che ha un peso, che è rappresentata da diverse scuole di pensiero ma tutte con il medesimo fil rouge: costruire una relazione che esclude completamente i metodi coercitivi a favore di un rapporto fondato sull’ascolto, sulla conoscenza etologica che sfocia in una comunicazione fondata sul rispetto reciproco.
L’opposizione
Al contempo, però, la diffusione delle immagini attraverso i media e i social web di situazioni spiacevoli e talvolta deplorevoli che coinvolgono i cavalli, hanno scatenato la reazione delle associazioni animaliste che di fatto, però, non conoscono il cuore dello sport equestre ma ne giudicano solo ciò che diventa evidenza in circostanze che si presentano sotto gli occhi del mondo intero. In questo ultimo periodo questo succede anche molto velocemente. Ricordiamo quanto accaduto a Rotterdam nel 2019 durante i Campionati Europei, quando un gruppo di animalisti estremisti è sceso in campo in segno di protesta mettendo a rischio l’incolumità del binomio che in quel momento stava facendo il percorso. Un’azione non solo inutile ma pericolosa proprio per chi si vuole tutelare.
Le Olimpiadi di Tokyo 2020 hanno poi fatto precipitare la situazione scatenando la reazione dell’opinione pubblica e l’ira delle associazioni animaliste di fronte ai fatti accaduti durante i Giochi, fatti che hanno messo sul piatto l’ipotesi dell’esclusione degli sport equestri a partire dai giochi olimpici 2028.
I fatti balzati agli occhi dell’opinione pubblica sono stati nel Penthatlon quando l’allenatrice del team tedesco aveva colpito il cavallo Saint-Boy per una disobbedienza e caduta del cavaliere. Poi, il cavallo deceduto a causa di un incidente nella prova di cross del completo; nel salto ostacoli l’evidente uscita del sangue dal naso del cavallo di un cavaliere irlandese che ha comunque continuato il percorso fino alla fine pena l’eliminazione della squadra. E ancora cadute rovinose e spettacoli non proprio edificanti di cavalieri non all’altezza di affrontare un evento di tale livello, e quindi a spese dei cavalli, hanno fatto il resto. Associazioni animaliste mondiali tra le più autorevoli, come la PETA, hanno immediatamente reagito opponendosi all’impiego del cavallo nello sport. Sono stati pubblicati articoli e libri sull’argomento e un gruppo di studio dell’Assemblea Nazionale Francese (la camera bassa del Parlamento francese) ha formulato 46 raccomandazioni per fare di Parigi 2024 i Giochi Olimpici del Benessere dei Cavalli. Rivolgendosi direttamente al Comitato organizzatore di Parigi 2024, e scavalcando la Federazione equestre internazionale (FEI), il rapporto evidenzia le carenze dell’attuale regolamento.
Qualche mese dopo sono nate nel web le campagne diffamatorie nei confronti di due dei più medagliati cavalieri olimpici e uomini di cavalli stimati e riconosciuti in tutto il mondo equestre: Ludger Beerbaum per il salto ostacoli e Mark Todd per il completo. Due figure che, al contrario, non sono di certo il brutto e il cattivo del nostro sport. Tutto questo sta accadendo ora, in tempi recenti, ma è un movimento in atto da anni ed è in continua crescita, causa anche la rapidità di divulgazione attraverso i social di qualsiasi notizia vera o falsa che sia.
Ora dobbiamo prendere atto se vogliamo che gli sport equestri sopravvivano. A noi gente di cavalli il compito di evolvere e restituire agli sport equestri il valore che invece hanno nella nostra società anche a tutela dei cavalli. Sta a noi generare un movimento, un cambiamento di rotta che dimostri che gli sport equestri, e le attività ad essi legate, tutelano la sopravvivenza stessa dei cavalli nella società moderna.
Come fare?
Facciamo un esempio: vent’anni fa era normale in una gara da slitta con i cani usare la frusta e si accettava che i cani corressero con la coda tra le gambe e in stato di paura. Ogni casa aveva il cane da guardia legato alla catena corta. Ora l’opinione pubblica ha detto basta. È vietato tenere i cani alla catena, i cani vivono nelle nostre case amati e tutelati. Le gare di slitta si fanno ancora. Quello che è cambiato è il modo e il tipo di addestramento usato. Cani felici, niente frusta, prestazioni probabilmente diverse, meno esasperate, ma pur sempre con un vincitore.
Nel mondo dei cavalli, volenti o nolenti, arriveremo allo stesso risultato. O lo accettiamo o verremo messi al bando. Nel cavallo i segnali di stress sono più difficili da interpretare rispetto al cane ma ormai con i potenti teleobiettivi e con le riprese video e TV trasmesse poi sul web si riesce a catturare queste espressioni. La conoscenza equestre ha fatto passi da gigante e con internet e social media la gente comune si sta educando velocemente e il nostro sport dovrà adeguarsi al cambiamento, alla consapevolezza.
La questione etica: è giusto impiegare il cavallo in attività ludico sportive?
Circa 6000 anni fa nelle praterie del nord Europa e Asia ebbe inizio la partnership tra uomo e cavallo. Questa relazione è stata proficua per entrambi. L’uomo ha tratto beneficio dalla forza lavoro del cavallo al punto che ancora oggi misuriamo la potenza delle automobili in cavalli motore, mentre il cavallo ha trovato il suo successo evolutivo entrando a far parte della comunità umana.
Per questo motivo si è salvato dall’estinzione diventando una delle specie più diffuse al mondo. l cavalli selvaggi, infatti, si sono estinti molti anni fa e quelli che oggi popolano le praterie dell’America e dell’Australia sono cavalli che un tempo erano addomesticati e ora sono rinselvatichiti.
L’addomesticamento del cavallo è molto più recente di quello del cane o del bovino. La caratteristica singolare dell’addomesticamento del cavallo sta nel fatto che la sua presenza all’interno delle comunità umane non è avvenuta attraverso l’allevamento come per il cane o il bovino.
Grazie all’invenzione del morso, 6.000 anni fa, fu scoperta la prima rudimentale tecnica di addestramento del cavallo. Fu quindi la tecnica a diffondersi all’interno delle comunità umane. I bovini, infatti, si possono tutti ricondurre a un primo ceppo di pochi esemplari particolarmente docili che poi hanno dato origine, attraverso l’allevamento selettivo, alla popolazione attuale. Per i cavalli invece i ceppi sono molteplici in quanto cavalli selvaggi delle diverse parti del mondo venivano catturati e addomesticati.
Successivamente anche nel cavallo l’uomo è intervenuto in maniera
importante con la selezione genetica nel creare razze diverse. A supportare la simbiosi uomo cavallo è importante ricordare il ruolo terapeutico che il cavallo ricopre nell’aiutare le persone fragili sia per problemi fisici sia psicologici.
Se accettiamo quindi che il cavallo deve continuare il suo cammino con l’uomo dobbiamo fare in modo di garantirgli il massimo benessere possibile. La domanda è: le due cose sono compatibili?
Negli ultimi anni per cercare di risolvere questo dilemma sono nate molte scuole di Equitazione Naturale che hanno cercato di ‘giustificare’ l’utilizzo del cavallo con questo concetto: il cavallo è un animale da branco che ha bisogno di un leader per sopravvivere felice. Io divento il leader, usando anche la forza se necessario per assertare la mia leadership, e il cavallo si sente sicuro e contento di lavorare per noi.
Purtroppo questo concetto, che è partito con le migliori intenzioni per risolvere il problema, ha creato una grande confusione e ha giustificato la violenza usata con i cavalli sotto il nome di leadership.
Di fatto, nel cavallo non è tanto la severità delle cose che si usano (il morso piuttosto che il filetto) a creare stress, ma la incapacità del cavallo di comprendere e prevedere in maniera chiara gli aiuti usati e di conseguenza la possibilità di interromperli emettendo il comportamento desiderato. Questo diventa molto semplice quando si addestra il cavallo usando le teorie dell’apprendimento applicate all’addestramento.
Cosa è già stato fatto nel mondo finora?
Se si chiede alla maggioranza dei fantini nel mondo di gareggiare senza frustino nelle corse al galoppo, la risposta è che il frustino è importante per garantire la sicurezza del cavaliere in curva nel tenere il cavallo in pista. E, dal momento che il fantino usa il frustino, è costretto ad usarlo come sprono per il cavallo in dirittura di arrivo altrimenti rischia di essere multato per avere truccato la gara cercando di perdere. Ricerche scientifiche hanno dimostrato che c’è una correlazione tra cavalli frustati e perdenti.
La maggior parte dei cavalli vincenti non riceve frustate La maggioranza dei cavalli perdenti riceve un alto numero di frustate. Quindi la frusta non aiuta a vincere ma abbassa il livello di benessere del cavallo.
- In Norvegia l’uso del frustino è stato abolito, le gare si svolgono senza incidenti e quello che interessa a tutti è che comunque esiste un vincitore ad ogni gara.
- In Svizzera i maneggi non ricevono l’abilitazione se non hanno a disposizione paddock sufficienti per garantire un certo numero di ore fuori dal box a tutti i cavalli della scuderia.
- Nei paesi nordici la gestione dei cavalli sta diventando non più il box singolo ma il piccolo paddock con capannina dove il cavallo vive in una struttura che garantisce interazioni sociali.
- Due dei cavalli che hanno vinto la medaglia d’oro a squadre alle Olimpiadi di Tokyo erano scalzi.
- L’Australia, la Nuova Zelanda, l’Inghilterra e anche l’Italia hanno inserito i concetti delle teorie dell’apprendimento applicate all’addestramento del cavallo.
CONCLUDENDO
Nessuno possiede la sfera di cristallo per prevedere come il nostro sport si evolverà, ma sicuramente la possibilità di addestrare i cavalli seguendo i principi della psicologia dell’apprendimento è a nostra disposizione.
Bisogna imparare a riconoscere che esiste anche la possibilità di fare gare dove si punta più all’addestramento, all’armonia tra cavallo e cavaliere e al comfort del cavallo piuttosto che all’ottenimento di risultati effimeri raggiunti con sforzi eccessivi o azioni coercitive che generano evidente stress nei cavalli. Si tratta di avere la volontà di conoscere questa alternativa e applicarla e di essere disponibili al cambiamento.
Certo è che abbiamo oggi tutti gli strumenti scientifici e le conoscenze per garantire una coesistenza in armonia tra cavallo e cavaliere. Innanzitutto mettendo i cavalli in condizioni di affrontare le attività sportive agonistiche sulla base delle proprie possibilità e senza imporre loro ciò che non sono in grado di fare.
È inutile andare oltre nella trattazione di questo argomento. Tenere conto delle fonti principali dello stress: in primis i lunghi viaggi da una parte del pianeta all’altro, spesso senza interruzione. Le competizioni senza tregua. Circuiti su circuiti che coinvolgono tutti i livelli e dove spesso si assiste a spettacoli poco edificanti. L’agonismo a tutti i costi. La vita non consona alle loro necessità naturali. La mancanza di vita sociale. E l’elenco può continuare. L’impiego di aiuti, attrezzature e sistemi contrari al rispetto dei cavalli e all’etica dello sport. Qui è superfluo entrare nei dettagli.
Non è nostro dovere in questo articolo dare le soluzioni. Ognuno deve trovarle secondo la propria realtà. Ognuno deve usare il buon senso. Ognuno deve mettersi nei panni dei cavalli e soffermarsi, guardarsi dentro. Per ‘ognuno’ intendiamo TUTTI coloro che sono ‘gente di cavalli’. A partire dalle istituzioni come il IOC, la FEI, tutte le Federazioni Nazionali che sono la cima della piramide, per poi includere cavalieri, proprietari, comitati organizzatori, capi equipe e via dicendo fino alla scuole di equitazione che sono la base da cui tutto ha inizio.
Si parte dalla base per arrivare in cima. Istruzione, formazione, non solo riferite alla tecnica equestre ma ancor più alla conoscenza dell’animale cavallo e ai principi che regolano la sua vita in natura.
Tutti dobbiamo essere artefici, sostenitori e attori del cambiamento.
Iniziamo da tutto ciò che di straordinariamente bello c’è negli sport equestri. Ne sono testimonianza tutti, e sono tanti, gli ottimi esempi da seguire: cavalieri, groom, addestratori, istruttori, personalità, uomini di cavalli in generale che, a prescindere dalla disciplina che fanno o del metodo che rappresentano, sanno come si deve fare per un’equitazione consapevole. Potremmo fare un elenco di nomi ma, per fortuna, sarebbe lungo. C’è la seria necessità di un approccio equilibrato allo sport, un bel po’ di buon senso e, naturalmente, tanta vera gente di cavalli.
Iniziamo da loro, iniziamo da qui. Magari le competizioni anziché puntare all’esasperazione atletica del cavallo punteranno all’armonia tra cavallo e cavaliere.
Il significato delle parole
– Etologia: studio degli schemi di comportamento degli esseri viventi negli ambienti naturali.
– Psicologia dell’apprendimento: il processo di acquisizione di conoscenza, di una competenza o di una particolare capacità attraverso lo studio, l’esperienza o l’insegnamento.
– Addestramento: acquisizione di conoscenze, abilità e capacità come risultato di un insegnamento o della pratica di una certa disciplina.
– Etica: parte della filosofia che si cura della condotta
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