Gli mancava solo la vittoria della Rolex IJRC Top 10 Final a Ginevra per concludere un’annata strepitosa. Già campione Olimpico a squadre in carica, Tokyo 2020, è Campione del Mondo individuale e a squadre, Herning 2022, numero 1 del Ranking Mondiale, che si aggiungono ad un gran numero di vittorie e piazzamenti che hanno coronato un 2022 stellare.
In questa intervista ci racconta chi è Henrik von Eckermann, cavaliere, uomo di cavalli, uomo dalle mille qualità; il suo passato, il suo presente e chi lo sa… il suo futuro.
Henrik, una volta eri un giovane cavaliere nelle scuderie di Ludger [ Beerbaum ndr] e lì hai iniziato le tue prime esperienze nel grande sport. Chi era quel giovane e chi è diventato oggi?
Sono sempre stato un lavoratore con degli obiettivi da raggiungere che riguardavano ciò che volevo diventare e ho sempre cercato di lavorare duramente per raggiungere questi obiettivi, a volte forse con non molta pazienza. Se mi chiedete com’ero prima, direi che forse ero un po’ più frustrato e sentivo che non avrei raggiunto questi obiettivi, ero molto lontano da loro e temevo di non farcela. Ma con il tempo le cose hanno cominciato ad andare al posto giusto, alcune grazie a situazioni fantastiche che si sono presentate e che mi hanno permesso di montare ottimi cavalli, migliorando sempre di più con il passare del tempo. L’uomo che sono oggi è il risultato di qualcosa che ha cambiato molto la mia vita, ovvero la famiglia, una moglie fantastica, un figlio incredibile e la squadra che abbiamo costruito insieme. Questo include tutti coloro che ci circondano, sia i proprietari dei cavalli, sia i groom e chi lavora con noi per la gestione della scuderia. L’intero team è una squadra incredibile; tutti loro conoscono bene il nostro sport, senza questa squadra tutto sarebbe molto più difficile, per fortuna siamo riusciti a costruirne una grande.
La vita è fatta di opportunità…
Sì, e anche di occasioni, come ne ho avute io; nella vita ci vuole un po’ di fortuna, ma bisogna anche cogliere le occasioni. Se sono lì davanti a te, devi coglierle e devo dire che ho fatto bene. Quando ho avuto delle opportunità, le ho colte e ne ho fatto tesoro. Questo è stato molto importante.
Sei un cavaliere molto sensibile e hai un grande cuore, come dimostri quando monti King Edward. Siete il binomio perfetto, una sola anima e un solo cuore. Che cosa significa per te questo sport?
Per me, naturalmente, vincere è la cosa più importante, è la fine del tunnel, ma quello che conta per me è il modo in cui ci siamo arrivati. Quando guardo indietro, ai Campionati del Mondo, non mi vedo sul podio con una medaglia, ma guardo a come abbiamo intrapreso il viaggio verso i Campionati del Mondo e a come abbiamo progredito lungo il percorso. Anche con qualche piccolo intoppo. Abbiamo sempre mantenuto il nostro obiettivo, il nostro modo di pianificarlo e di raggiungerlo e poi è arrivato il successo che per me significa il lavoro svolto ogni giorno con i miei cavalli. Credo che la vittoria sia qualcosa che si conquista a casa. A casa si fanno tante cose e tutto il lavoro che si fa può essere vanificato nei 40 secondi della gara, perdendo tutto perché si commette un errore o succede qualcosa. Ma quando tutto funziona, ovviamente, è un momento fantastico. Lo stesso vale anche per la Top 10; ho provato una grande gioia per questa vittoria, senza alcun dubbio! Ma anche perché, dopo i Campionati del Mondo, questo era uno dei miei obiettivi. Volevo vincere a Ginevra, volevo vincere la Top 10 e avevo pianificato tutto in quello che credevo fosse il migliore dei modi per arrivare a Ginevra, perché, anche se hai un cavallo come King Edward, non puoi tenerlo sempre al massimo della forma.
Devi scegliere, devi scegliere i tuoi momenti, devi capire quando i cavalli calano e lasciarli tranquilli per poi rimetterli in forma, perché c’è un tempo per mantenerli non solo fisicamente in forma ma anche mentalmente sani. È stata così bella la Top 10, quando King Edward è entrato in campo nel primo round era un po’ forte ma mi sentivo così fiducioso perché ho capito che voleva saltare e stava volando…
Voleva vincere e sapeva cosa stava facendo…
Certo, e durante il percorso, si trova il modo di dirgli che questo è il giorno; oggi è veramente il giorno. Penso che questo sia fantastico nel nostro sport. È credo sia un peccato che alcune persone non lo comprendano, perché questo è ciò che io sento. Questo è ciò che facciamo ogni giorno con i nostri cavalli, che proviamo a fare, ed è una bella sensazione…
È anche questo il motivo per cui hai una carriera ai massimi livelli, il motivo per cui un cavallo come King Edward è sempre al top della forma in occasione di eventi importanti?
Assolutamente sì, questo è ciò che deve fare un cavallo, questo è horsemanship. Dico sempre che portare i cavalli al massimo livello non è difficile se si sa montare bene, ma mantenerli a quel livello per anni e anni e poi ritirarli quando sono a fine carriera ma ancora freschi è tutta un’altra cosa. Il momento giusto per ritirare un cavallo è un momento fantastico, naturalmente è anche un momento molto triste, ma in qualche modo ci si sente bene perché si è fatta la cosa giusta, è un successo nella carriera di un cavaliere. È stato lo stesso con Mary Lou. Ha fatto tanto e poi ha subito un infortunio; dopo l’infortunio siamo tornati in gara ma ho avuto la sensazione che quello che le era successo l’avesse cambiata e volevo fermarmi. Quando si ha questa sensazione ci si vuole fermare ma sono i cavalli che a volte provano e riprovano. Alla fine sei tu a dover dire ‘ok, ora basta’. Come ho detto, è un momento molto triste, ma glielo dobbiamo, è ciò che dobbiamo fare.
Quale consiglio vorresti dare a un giovane cavaliere che vorrebbe diventare come te?
Gli direi che bisogna essere consapevoli che nel nostro sport ci vuole molta pazienza e che si devono avere obiettivi a lungo termine; non si deve pianificare per il breve termine, perché ci vuole davvero molta pazienza con gli animali. Nel corso degli anni, inoltre, si acquisisce molta esperienza e l’esperienza è molto importante. Ho montato centinaia di cavalli, ma ogni cavallo è diverso. Non si può montarne uno e pensare che se si è bravi con quello, si potrà montare bene anche il prossimo. C’è sempre qualcosa di nuovo. Non c’è mai stato un cavallo che ho montato uguale a un altro, mai. Ci sono sempre cose che cambiano, sono individui. Credo che sia importante adattarsi a questo e cercare di capire il cavallo, stare con il cavallo. Credo che oggi si debba fare molta attenzione a questo aspetto, perché a volte si ha la sensazione che si stia perdendo un po’ questo concetto. Si parla di competizione e di tutto il resto, ma per ottenere buoni risultati a lungo termine è necessario capire i cavalli e stare con loro. Non si tratta solo montare. Bisogna andare in scuderia, osservare il comportamento del cavallo, ascoltare cosa ci dice. Scoprire questa partnership è fondamentale, perché anche quando si ha un ottimo cavallo e si ottengono buoni risultati, arriverà un momento in cui questo cambierà ed è allora che si dovrà capire il cavallo per essere in grado di tornare sui propri passi e cambiare il proprio percorso. Questo perché per tutti i cavalli, non importa se si tratta di King Edward o di chiunque altro, ci sono momenti in cui calano un po’ ed è allora, a quel punto, che i bravi cavalieri possono capire cosa bisogna cambiare, cosa manca al cavallo, cosa ci sta dicendo il cavallo in modo da essere in grado di ridargli la gioia e la voglia di ricominciare. Il fatto è che bisogna ‘sentire’. Se non si ‘sente’, non si sa cosa si sta cercando e non si risolvono mai i problemi.
Tra i tuoi sogni c’è forse quello che vostro figlio diventi un cavaliere e un campione come te?
In molti me lo chiedono e io sinceramente non lo so. Non ho mai avuto questa sensazione di ‘ah, mi piacerebbe’. Ogni volta che lo guardo, penso che sia un dono! Voglio solo che sia felice, qualunque cosa faccia. I miei genitori, devo dire, mi hanno fatto crescere in modo fantastico. Mi hanno sempre sostenuto qualsiasi cosa scegliessi di fare. Quando ero giovane, facevo di tutto, tennis, hockey e tanto altro, e loro mi hanno sempre sostenuto. Mi dicevano ‘devi fare tutto ciò che ti rende felice’ e questo è ciò che cercherò di fare anche con mio figlio. In qualsiasi cosa lo renda felice e in cui creda, io lo sosterrò, poi se vorrà diventare un cavaliere, fantastico, avrà molte possibilità perché io ho un po’ di conoscenza.
Sarà sicuramente una sua scelta, perché se vuoi gareggiare a questo livello devi essere così appassionato e così pazzo che se non lo sei, allora è meglio non farlo affatto perché poi non saresti comunque abbastanza bravo.
Parigi 2024…?
Difficile pensare adesso a quello che sarà, certo le Olimpiadi di Parigi sono il prossimo obiettivo ma non si può sapere cosa accadrà, i cavalli non sono macchine. Vivo il momento e faccio del mio meglio per costruire il domani ma vedremo. Per ora mi godo questo straordinario periodo.
Questo articolo è estratto dal numero di Gennaio/Febbraio: